La Polisportiva cade rovinosamente ad Arezzo
Basket Aretina- Pol. Asinalonga 82-47
(27-4;49-14;65-32)
BASKET ARETINA: Guccione 3, Vannocchi 11, Landi 2, Bonanni 5, Tortorizio, Polverini 10, Boldi 9, Cacioli, Meniconi 10, Giommetti 18, Pasquini 10, Licastro 3. All. Bini
ASINALONGA: Mandriani 3, Mugnaioli 3, Menchetti, Corsi 4, Bigliazzi 9, Lisi 6, Mancini 4, Politici 4, Barbucci 9, Conti 1, Catoni 4. All. Frati
A voler compiere un utile quanto opportuno esercizio di onestà intellettuale, commentando la partita di domenica sera fra la Basket Aretina e la Polisportiva Asinalonga dalla peculiare prospettiva degli ospiti, ci sarebbe da lasciare in bianco l’intera pagina. Troppi infatti sono i fattori negativi che hanno contribuito a trasformare fin dal principio l’allegra trasferta domenicale in una debacle assoluta per isolarne anche solo alcuni su cui concentrarsi con maggiore accuratezza. In determinate circostanze un composto silenzio suona molto più dignitoso di una qualsivoglia disamina, la quale non potrebbe essere più impietosa.
Che la serata prendesse una piega bizzarra, lo si poteva ipotizzare non appena i sinalunghesi hanno varcato l’ingresso della palestra. Stante la nutrita – oltre che esclusiva – presenza di afroamericani e dominicani sugli spalti e sul parquet, intenti a giocarsi a basket qualcosa di rilevante, a momenti pareva di trovarsi nella palestra di una scuola di Harlem nelle fasi finali del torneo statale, invece che nell’immediato ridosso delle mura della città aretina. Col senno di poi, ad averci pensato per tempo, potevamo chiedere ad un paio di loro di trattenersi anche per il match di promozione. L’aggressività e la cattiveria che avevano riversato sul campo nella loro sfida, seppure in un contesto profondamente disorganizzato (più simile al campetto che ad altro), avrebbero indiscutibilmente giovato alla causa sinalunghese. Così, ovviamente, non è stato e i ragazzi di Coach Frati si sono presentati alla palla a due iniziale con l’atteggiamento irritante di chi ha iniziato a dare per scontato cose e situazioni che nello sport di scontato non hanno assolutamente niente. Ed allora ecco servito, confezionato con amorevole cura dalla squadra di casa, il parzialone di benvenuto: 21-0 con 2:51 da giocare sul cronometro del primo quarto. In altri sport (qualcuno li chiamerebbe hobby, passatempi) esiste fra gli svariati esiti di un match una possibilità chiamata “cappotto”, la quale viene sovente invocata quando il disavanzo nel punteggio è così schiacciante che diviene consigliabile per chi sta subendo l’umiliazione deporre le armi e decretare prontamente la superiorità degli avversari, abbandonando ordinatamente il campo di battaglia. Questa opportunità, ahinoi, non è contemplata nel basket, che, come tutte le passioni travolgenti dell’umana specie, sa essere spietato.
I primi due punti, per fermare la copiosa emorragia dell’avvio, sono il frutto di un arresto, passo incrociato e tiro di Barbucci. Il canestro dell’ala tuttavia non ha niente dell’effetto rigenerante e salvifico della medicina, bensì finisce per sortire la labile percezione di sollievo caratteristica del peggior palliativo. Da qui in poi il piano partita finisce in frantumi con ben poco da commentare da un punto di vista squisitamente tecnico, se non la possibilità di ammirare la classe di alcuni elementi e il collaudato gioco corale della squadra aretina. Per la mera cronaca ecco di seguito alcuni parziali di gioco sparsi, per far capire ai lettori che non abbiano già smesso di leggere l’andamento della gara: 27-4, 41-9, 49-14, 63-23… fino al conclusivo 82-47 finale. Fa eccezione solamente il terzo periodo di gioco che, in assoluta controtendenza, è andato in archivio coi ragazzi in grigio, sia di maglia che di stato d’animo, avanti per 18-15.
Alla fine dei salmi, la trasferta di Arezzo rappresenta per la Polisportiva Asinalonga una bruttissima pagina del lungo libro della stagione. Il campionato di Promozione però, come tutte le narrazioni di ampio respiro che si rispettino, offre, immediata, la possibilità di voltare pagina e di avere la propria rivalsa, magari dimenticando la sciagurata scampagnata nel quartiere di Porta S.Lorentino già a partire dalla sfida di sabato prossimo fra le mura amiche. Obbligatorio diventa adesso lavorare sull’approccio alla gara per i ragazzi guidati da Capitan Mancini. Per una squadra che intenda togliersi qualche soddisfazione e partecipare ai playoffs, l’atteggiamento mostrato domenica è, come minimo, inammissibile. Può darsi che qualcuno nelle ultime settimane abbia commesso l’errore di compiacersi un po’ troppo nel caldo riflesso degli specchi del PalaGiannini, tirati a lucido dai canti di lode e dalle parole di esaltazione circolate in seguito alle recenti affermazioni della squadra. Di sicuro la compagine rosso-blu porta a casa un bel cesto di panni stropicciati, frutto mal gradito del perentorio bagno di umiltà a cui è stata sottoposta – cortesia non richiesta dei più esperti aretini. Che sia d’insegnamento per il futuro?
Da segnalare infine, nel marasma totale, la prima presenza in panchina (anche se non sublimata col battesimo del campo) del classe ’99, Matteo Menchetti, fiero prodotto della crescita recente del settore giovanile della Polisportiva.